Un gioiello architettonico: Palazzo Marletta è l’emblema dello stile architettonico del Barocco che ha lasciato una forte impronta storica nell’evoluzione della città di Catania, dal post terremoto del 1693 sino ai giorni nostri.
Palazzo Marletta
culla del Barocco
tempio di cultura
Anni
di storia
Palazzo Marletta, già antica residenza di famiglia e Albergo Bella Catania, trasformato in un luxury house hotel, con 300 anni di storia.
La storia di
Palazzo Marletta
Inquadramento
L’isolato in cui è inserito Palazzo Marletta si affaccia su Piazza Duomo ed è delimitato a nord da via Roccaforte, a sud da via Vittorio Emanuele II, a ovest da via S. Giuseppe al Duomo e a est da via Erasmo Merletta. Il palazzo possiede due prospetti esposti sulla strada, a sud su via Vittorio Emanuele II e a est su via Erasmo Merletta; i prospetti nord ed est sono confinanti con i palazzi adiacenti. Internamente l’edificio prende luce da una corte interna, alla quale si accede dal piano terra. Il manufatto ha subito nel tempo diversi interventi di frazionamento interno, ricavando più ambienti indipendenti.
Norme e vincoli
L’edificio è bene storico e monumentale, e pertanto vincolato ai sensi della L.1089/1939 con D.D.G. n. 6196 del 30.05.2011. Il palazzo fu costruito conforme alle norme sull’edilizia, stabilite il 28 giugno 1694 dal consiglio comunale catanese, che prescriveva l’altezza degli edifici ad un solo piano dopo la triste esperienza del terremoto del gennaio del 1693, dalla famiglia Marletta nella contrada un tempo chiamata “fori Lunaris”, nel punto d’angolo fra via Erasmo Merletta e via Vittorio Emanuele.
Descrizione storica
Una veduta di piazza Duomo di Leon du Fourny, operante a Catania alla fine del Settecento, mostra il prospetto originario così come descritto nell’incarico per gli intagli dato ad Alonzo di Benedetto del 1694. Infatti negli atti di archivio, mastro Alonzo di Benedetto, “lapidor incisor” di Catania, tra le note di spesa, dichiara di aver ricevuto da Vincenzo Marletta il 6 agosto 1696 la somma di onze 52.7.10, di cui onzie per intaglio di pietra nera di cinque botteghe, onze…per i banconi di due archi nella bottega della “cantonera” e porte di studi e finestre sopra detti archi, onze per intaglio bianco di due “cantonere”, onze per pietra bianca di due porte, due finestrelle e due porticine “dimmezzo” e onze per tutti gli archi delle botteghe di pietra bianca e maestra.
Il palazzo riveste interesse storico-artistico particolarmente importante, in quanto esempio sia di architettura settecentesca, opera dell’architetto Francesco Battaglia, che di edificio conforme alle norme stabilite alla fine del Seicento circa l’altezza degli edifici dopo il terremoto del 1693.
Descrizione architettonica
Il prospetto angolare fra via Merletta e via Vittorio Emanuele, rappresenta il punto focale dell’immobile, evidenziato dal bugnato in pietra bianca, in contrasto con il basamento in pietra lavica, rafforzato dal balcone con ringhiera in ferro a petto d’oca, sostenuto di mensole anch’esse in pietra bianca variamente modanate.
Il portale di ingresso su via Marletta n°7 presenta un’apertura ad arco contornato dagli stipiti in pietra bianca, fiancheggiati lateralmente dal bugnato liscio, e cinque mensole modanate decorate frontalmente a bassorilievo da figure allegoriche che sostengono il balcone con ringhiera in ferro a petto d’oca.
L’apertura sovrastante presenta gli stipiti in pietra bianca, sormontata da decori in bassorilievo. L’architetto Lo Jacono, già Soprintendente, intravedeva nella facciata successivi interventi di Francesco Battaglia. Alcuni interni, tra cui il salone principale presentano stucchi e decorazioni della fine del secolo XVIII e inizio del secolo XIX.
Altri ambienti, specie al piano terra, adibiti a uso commerciale, risultano soppalcati prima degli anni Cinquanta. L’edificio presenta una parziale sopraelevazione novecentesca e interventi interni di manutenzione e cambio di destinazione d’uso che non hanno alterato la distribuzione originaria.
Il piano nobile che si raggiunge dallo scalone principale è composto da vari vani con soffitti voltati affrescati. All’interno del piano nobile sono presenti due scalette di comunicazione, che portano ai vani ammezzati destinati alla servitù, e rendono indipendenti le due ali del palazzo, testimoniando il probabile uso del piano nobile di due famiglie sin dalla sua origine.
I vani del piano nobiliare sono di 25 mq circa, sormontati da volte a padiglione in canne e gesso con varie decorazioni, con balconi esposte su piazza Duomo. I pavimenti in maiolica tradizionali sono costituiti da mattonelle in cotto decorate a mano secondo motivi geometrici e floreali.
Un gioiello architettonico
Palazzo Marletta è l’emblema dello stile architettonico del Barocco che ha lasciato una forte impronta storica nell’evoluzione della città di Catania, dal post terremoto del 1693 sino ai giorni nostri. Il palazzo rappresenta Catania in tutta la sua tradizione barocca, sia per la sua esteriorità che per la bellezza che esso racchiude all’interno delle sue mura. È un gioiello architettonico inserito all’interno del panorama storico di Catania.
Piazza Duomo
Accenni al Barocco catanese
Il Barocco a Catania arrivò con notevole ritardo rispetto al resto d’Italia, ma trovò terreno fertile nel quadro della ricostruzione della città. Il primo periodo ha inizio nell’immediato dopo terremoto del 1693 e si conclude nel 1730 con l’arrivo del Vaccarini; si distingue per la forma pomposa, squillante e frastagliata.
Elementi decorativi significativi
Le decorazioni alle finestre dei palazzi sono fortemente evidenti e riprendono motivi floreali; le bugne variamente modellate, quadrate, sfaccettate a cuscino o a diamante; le paraste forti e robuste; la dovizia delle foglie d’acanto in incisivi bassorilievi; le mensole dei balconi concluse da mascheroni caricaturali. Palazzo Marletta è un esempio del primo Barocco a Catania.
La piazza
Conservando il proprio ruolo dominante fin dall’epoca romana, Piazza Duomo nel grande progetto della ricostruzione dopo il terremoto del 1693 raddoppiò le sue dimensioni, grazie all’ambizione del Vescovo Riggio che chiese e ottenne più spazio per gli edifici religiosi che vi si affacciano. La piazza del tempo era quella che risultava dalle riforme per abbattimenti di case e per i restauri delle vicine mura; la piazza malgrado tutto, fu sempre piccola.
Il tessuto urbano
I due isolati costituenti il lato sud della piazza non sorgevano sulla linea dell’odierno Palazzo Municipale, ma più in avanti di almeno quattro metri. Difatti negli scavi eseguiti sono state messe a nudo le soglie di palazzi sorgenti prima del 1693, quattro metri più avanti della linea oggi tenuta dalle case della via Vittorio Emanuele.
Nel continuum del tessuto urbano, in cui la dialettica tra i pieni dei palazzi e il vuoto delle strade e delle piazze si risolve in un rapporto di equivalenza, la fontana centrale marca un ruolo dedicato alla aggregazione sociale, alla rappresentanza, senza aggiungere il ruolo di elemento catalizzatore dello spazio.